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Sallustia. Augusta Giulia, io leggo

ne’ turbati tuoi lumi...
Giulia. Han questi lumi
tutto il piacer di tua fortuna, lo lieta
lá ti vidi seder dov’io sedea.
Sallustia. Lo sposo...
Giulia. A che discolpe? Io son la rea,
io, che un si chiaro giorno
venni a turbar...
Alessandro. Di miglior luce adorno
per te mi sfavillò sulle pupille.
Primo amor di Alessandro, o madre, sei.
Giulia. La sposa che ti diedi amar sol dèi.
Sallustia. Augusta, è tuo favor la mia grandezza.
Giulia. Va, segui’l tuo Alessandro e l’accarezza !
Sallustia. Esser cara al mio diletto
vo’ per fé, non per beltá.
Alessandro. Amo in lei vezzoso aspetto,
ma piú ancor salda onestá.
Sallustia. Caro sposo,
se si puro è il nostro affetto,
chiaro e bello nel tuo petto
e nel mio divamperá.
(partono Sallustia ed Alessandro)

SCENA III

Giulia.

Giulia non son, non madre, e non Augusta,

s’oggi dal crine altero
non ti strappo il diadema e noi calpesto,
ingratissima donna!
Basso e fosco vapor da’ raggi alzato