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Claudio, Neron, mostri del Tebro e nomi

alla vostra memoria ancor funesti,
si poser sotto a’ piedi
tutte le leggi... e rispettar quest’una.
Di un’altra Berenice
anche Tito avvampò, ma giunto al trono
fu di darle costretto
colle lagrime agli occhi il mesto addio.
11 timor della legge
tanto potè. Lucio primiero in onta
e d’Aurelio e di Roma
la vilipende. Andiam, romani, andiamo;
Lucilla offesa e le neglette leggi
dividan le vostr’ ire,
e la pena di un empio
sia di freno ai tiranni e sia di esempio.
Tutti. Viva Lucilla! viva, e Lucio mora!
Lucilla. L’infedel che mi ha schernita
perda regno.
Claudio. E vita ancora.
A due. Mòra, mòra!
Lucilla. Ch’egli mòra? Ah, Claudio, sento
che quest’alma ancor l’adora.

SCENA II

Stanza tutta a lutto con trono a parte.

Lucio Vero, Niso, guardie.

Lucio Vero. Dal sen di Vologeso
si è divisa l’ingrata?
Niso. E l’ha dall’ombre
tratta a forza Aniceto.
Lucio Vero. Che? mi credea si fiacco
nel mio poter? Tempo v’è ancora, o Niso