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XXVII1


Donna real che d’Imeneo la legge
     Soave senti e suo poter sovrano,
     Vien meco, e ascolta ciò che non in vano
     Dentro i fati mia mente or vede e legge.
5Un de’ tuoi figli il Popolo corregge
     Nuovo Catone e Dittator romano:
     Guida l’altro nel mar con pronta mano
     Di Pier la nave, e la governa e regge.
Altri premendo a tergo le nemiche
     10Schiere, fa che ne morda in vano il freno
     Il duro Scita, e il fero Trace indegno.
E a tal virtute le romane antiche
     Opre già rese son famose meno:
     Cesari e Fabi non l’abbiate a sdegno.


XXXVIII


Scrivi, mi dice un valoroso sdegno,
     Che in mio cor siede armato di ragione:
     Scrivi l’iniqua del tuo mal cagione,
     E scuopri pur l’altrui livore indegno.
5Mi scuoto allor, qual della tromba al segno
     Nobil destrier che non attenda sprone:
     Ma sorge un pensier nuovo, e al cor s’oppone,
     Ond’io fò di me stessa a me ritegno.
Nò, che a vil nome: e ad opre rie non voglio
     10Dar vita e lascio pur che il tempo in pace
     Cangi l’asprezza d’ogni mio cordoglio,
Così del vulgo rea vendetta face
     Chi piena l’alma d’onorato orgoglio,
     Sen passa altier sopra l’offesa, e tace.


  1. Per le Nozze degli Eccel. Signori D. Marc’Antonio Conti, e D. Faustina Mattei.


fine del sonetti della signora faustina maratti zappi