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Che mi vedran su l’ultimo periglio
Morir bensì, ma generosa e forte.
XIX
Quando l’almo mio Sol fra gli altri appare
A far di sua virtù ben chiara mostra:
Pria d’un vago rossor le guance inostra,
Segno di alma gentil che fuor traspare.
5Indi scioglie i bei carmi, e l’alte e rare
Idee sì ben co’ dolci atti dimostra,
Che fa bell’onta all’età priscia e nostra:
Onde quella ne invidi, e questa impare.
Bello il veder quando fra gli altri ei sorse,
10Pender mill’alme incatenate e liete
Dalla sua voce d’ogni cor tiranno!
Nol crederà l’età ventura, e forse
Dirà, ch’io cresco il Vero, o Amor m’iganna:
Ma il Tebro il dica e voi, voi che ’l vedete.
XX
Poichè il volo dell’Aquila latina
Fece al corso del Sol contraria via,
Posando in Oriente: Italia mia,
Fosti ai barbari Re scherno e rapina.
5Ma non è ver che nella tua ruina
Tutto perdesti lo splendor di pria:
Veggio che dell’antica Signoria
Serbi gran parte ancora, o sei Reina.
Veggio l’Eroe dell’Alpi, il tuo gran Figlio
10Stender lo scettro sovra il mar Sicano,
Acquisto di valore, e di consiglio.
E veggio poi, che l’Occidente onora
Altra tua Figlia nel gran Soglio Ispano.
Italia Italia, sei Reina ancora.
XXI1
Or qual mai darem lode al pregio vostro
- ↑ Coronale per il Dramma del Costantino