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     10I raggi, e il corso, io sull’altar di Delo
     Voglio svenarti un’agna ancor lattante.
Ah sordo Nume io t’ho pregato invano!
     Tu sorgi, e al sorger del tuo raggio in Cielo
     Gir dee l’altro mio Sol da me lontano.


XVII1


Per non veder del vincitor la sorte
     Caton squarciossi il già trafitto lato:
     Gli piacque di morir libero e forte
     Della romana libertà col fato.
5E Porzia allor che Bruto il fier Consorte
     Il fio pagò del suo misfatto ingrato,
     Inghiottì ’l fuoco, e riunissi in morte
     Col cener freddo del Consorte amato.
Or chi dovrà destar più maraviglia
     10Col suo crudel, ma glorioso scempio,
     L’atroce Padre o l’amorosa Figlia?
La Figlia più. Prese Catone allora
     Da molti, e a molti diedi il forte esempio:
     Ma la morte di Porzia è sola ancora.


XVIII


Se mai degli anni in un col corso andranno
     Al guardo de’ Nipoti i versi miei,
     Maravigliando essi diran: costei
     Come sciogliea tai carmi in tanto affanno?
5Ben rammentando ogni crudel mio danno
     Tesserne istoria alle altr’età potrei:
     Ma piacer nuovo del mio mal darei
     Al cor degli empi che gran parte v’hanno.
Talchè racchiudo, per miglior consiglio,
     10Mio duol nel seno, e vò contro la sorte
     Con alta fronte e con asciutto ciglio.
E s’armi pur fortuna invidia e morte,

  1. Porzia.