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5Quì di quest’onde al dolce mormorio,
Mentre l’armento suo l’erbe pascea,
Steso sul molle praticel tessea
Belle ghirlande al suon del canto mio.
Quì vinse Alessi al dardo: ivi per giuoco
10Sciogliea le danze: e quì dove pur ora,
Nascer si vede la viola e il croco,
Quì disse io t’amo: e il volto che innamora,
Uomini e Dei, tinse d’un sì bel foco,
Che dir no ’l so qual mi restassi allora.
VIII
Da poi che il mio bel Sol s’è fatto duce
D’ogni mia voglia, e di ogni mio pensiero,
Ed ha sovra il mio cor libero impero
Con quel raggio immortal, che in lui riluce:
5Ei l’alma regge, ei le dà moto e luce,
Per calcar di virtude il cammin vero:
Nè vuol che tema il piè l’erto sentiero
Che a gloriosa eternità conduce.
E bench’io ’l segua a passi lenti e tardi,
10Pur mi rinforza, e dà spirto e vigore
Co’ saggi detti, e co’ soavi sguardi.
Così vò dietro al chiaro suo splendore;
Nè cale a me, se giungo stanca o tardi,
Purch’io sia seco al Tempio alto d’Onore.
IX
Allor che oppressa dal gravoso incarco
Sarà degli anni questa fragil salma,
E più da rimembranza afflitta l’alma,
E il cor che visse al ben oprar sì parco:
5E me vedrò presso l’orribil varco,
Che, non molti in tempesta, e pochi in calma:
E lei vedrò che miete lauro e palma,
Pormisi a fronte con lo strale e l’arco:
Ahi qual sarà il mio duolo allor che l’ombra