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E tu sola pensasti andar disciolta?
10Or mira: preparata è la catena,
Il giogo, e i lacci, onde fia l’alma involta.
Così parlommi Amore, e la serena
Tranquilla pace fu dal mio cor tolta:
Ahi lacci, ahi giogo, ahi servitude, ahi pena!
III
Io porto, ahimè, trafitto il manco lato
D’un dardo il più crudel ch’avesse Amore
Poichè nulla scoprìa d’aspro rigore,
Ma di cara dolcezza era temprato.
5Dolce mi giunse, e dolce ha il sen piagato,
Ma quanto dolce più, più crudo al core:
Mentre fra duolo e speme, i giorni e l’ore
Traggo, or misera, or lieta in dubbio stato.
Fora meglio, per me, se con fierezza
10Tutt’impiombava Amor gli strali, ond’io
Per aspra ardessi e rigida bellezza:
Chè così col destino acerbo e rio
Or non avrei più guerra, e sua durezza
Avrei vinta col fin viver mio.
IV
Pensier, che vuoi, che in così torvo aspetto
All’agitata mente t’appresenti?
Perchè le pene all’alma accrescer tenti,
E pormi in seno, ahimè! nuovo sospetto?
5Già sento il gelo che mi scorre in petto,
E in parte i rai di mia ragione ha spenti:
Già sento intorno al cor roder serpenti,
Svelti dal crine orribile d’Aletto.
Dimmi, e qual fallo in me trovasti, Amore,
10Che a un così rio martire or me condanni,
Me, cui sì fida il tuo bel foco accese?
Contro un ingrato cor mostra rigore:
E dell’alta ira tua sol provi i danni
Quel che tue giuste e dolci leggi offese.