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SONETTI
DEL SIGNOR AVVOCATO
GIAMBATT. FELICE ZAPPI.
SONETTO PRIMO.
Quand’io men vò verso l’ascrea montagna,
Mi si accoppia la Gloria al destro fianco,
Ella dà spirti al cor, forza al piè stanco,
4E dice: Andiam, ch’io ti sarò compagna;
Ma per la lunga inospita campagna
Mi si aggiunge l’Invidia al lato manco,
E dice: Anch’io son teco. Al labbro bianco
8Veggo il velen, che nel suo cor si stagna.
Che far degg’io? Se indietro io volgo i passi,
So che invidia mi lassa, e m’abbandona,
11Ma poi sia che la Gloria ancor mi lassi
Con ambe andar risolvo alla suprema
Cima del Monte. Una mi dia corona,
14E l’altra il vegga, e si contorca, e frema.
II.1
O della stirpe dell’invitto Marte
Verace Figlio, a cui cedè pugnando
Ogni del mondo più remota parte,
4Non ch’il Belga, il German, l’Anglo, il Normando.
Parmi dal Tebro in quel gran dì mirarte,
Quando la forte destra in mar rotando,
- ↑ Sopra la Statua di Giulio Cesare.