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III1


Se mai superbo le leggieri penne
     Pel Ciel spiegando, qualor seco ei mena
     Lieto Imenèo, ch’è dolce cura e pena
     Di Giovani e Donzelle, Amor se ’n venne;
5Se mai due cuori strettamente tenne
     Con quella sua possente aurea catena,
     Che i cuor più duri e più feroci affrema,
     E nel suo Regno bel trionfo fenne;
Egli è ben oggi, in cui con santo nodo
     10Quest’alne illustri ei tragge avvinte, e intorno
     Le mostra altrui di sua vittoria in segno.
Ei mai non prese, e in più leggiadro modo
     Legò due cuori, in cui stesse ogni degno
     Pregio d’alta virtude a far soggiorno.


IV2


Poichè d’Italia alla fatal ruina
     Corse Anniballe, e giù dall’Alpi scese,
     E poichè a Canne vincitor si rese
     Tanta uccidendo gioventù Latina:
5Pur non temè di servitù vicina
     Roma, che sovra mille navi ascese:
     E tosto, il Mar varcato, a terra stese
     D’Africa la superba alta Reina.
Or ecco il Trace la tagliente spada
     10Strigne, che calda è ancor di Greco sangue;
     Sallo l’Italia, e già vicin sel crede.
E pur pigra sen giace, e ancor non bada
     Al gran periglio, ma nell’ozio langue,
     Quasi porgendo alla catena il piede.

  1. In occasione de’ felicissimi Sponsali trai Nobilissimi Signori Marc’Antonio Gozzadini, e Anna Camilla Grimaldi.
  2. Per l’Italia quando il Turco, dopo la conquista della Morea fatta nel 1715, s’apparecchiava alla nuova campagna.