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III1
Se mai superbo le leggieri penne
Pel Ciel spiegando, qualor seco ei mena
Lieto Imenèo, ch’è dolce cura e pena
Di Giovani e Donzelle, Amor se ’n venne;
5Se mai due cuori strettamente tenne
Con quella sua possente aurea catena,
Che i cuor più duri e più feroci affrema,
E nel suo Regno bel trionfo fenne;
Egli è ben oggi, in cui con santo nodo
10Quest’alne illustri ei tragge avvinte, e intorno
Le mostra altrui di sua vittoria in segno.
Ei mai non prese, e in più leggiadro modo
Legò due cuori, in cui stesse ogni degno
Pregio d’alta virtude a far soggiorno.
IV2
Poichè d’Italia alla fatal ruina
Corse Anniballe, e giù dall’Alpi scese,
E poichè a Canne vincitor si rese
Tanta uccidendo gioventù Latina:
5Pur non temè di servitù vicina
Roma, che sovra mille navi ascese:
E tosto, il Mar varcato, a terra stese
D’Africa la superba alta Reina.
Or ecco il Trace la tagliente spada
10Strigne, che calda è ancor di Greco sangue;
Sallo l’Italia, e già vicin sel crede.
E pur pigra sen giace, e ancor non bada
Al gran periglio, ma nell’ozio langue,
Quasi porgendo alla catena il piede.