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XVIII


Io sono in mezzo a due forti Guerrieri,
     Ch’hanno il mio cuor di duro assedio stretto,
     Ambo possenti, ambo ostinati e fieri
     In far guerra tra lor dentro il mio petto.
5Questi son due tenaci empi Pensieri,
     Che oprando vanno in me contrario affetto:
     Vuol l’un ch’io tema, e l’altro vuol ch’io speri,
     Questi muove l’ardir, quegli il sospetto.
Così dall’armi avvien, che oppresso io resti
     10Di duo Rivali; e Ragion vuol, ch’io creda,
     Ch’ambo mi sien del par gravi e molesti.
Chi vincerà non so: qualunque ceda
     All’altro infine, o vinca quegli o questi,
     Sempre io sarò d’un gran Tiranno in preda.


XIX


Poichè i miei gravi error pur troppo han desta
     L’ira del Ciel, che mi circonda e preme,
     E Mare e Terra e Cielo armati insieme
     Tutti a miei danni in man la spada han presta:
5Qual chi rotta la nave in gran tempesta
     Sull’ancora ripone ogni sua speme;
     Tal io, gran Madre, in mie sciagure estreme
     Se a te non corro, in chi sperar mi resta?
Se nell’offeso Nume il guardo io giro,
     10Veggiovi il mio gastigo, e sento il tuono,
     Che mormora e minaccia, ond’io sospiro.
Ma se ne gli occhi tuoi, che fonti sono,
     Fonti d’alta pietà, Vergine, io miro,
     Veggio espresso in quegli occhi il mio perdono.