La baldanza e l’ardimento:
Tal però non è disdegno,
Nè rigor, ma solo è segno,
Che vorrian ristretto un cuore 112Fra speranza e fra timore.
Neri crin, s’ultimi andate
Fra le lodi, e ’l canto mio,
Non è già, perchè voi siate
Meno cari al mio desìo.
So, ch’il biondo è bel, ma poi
Anche il nero ha i pregi suoi;
Belle sono in Ciel le Stelle, 120Perchè l’ombre le fan belle.
Non v’è crin, che non diffonda
Quel fulgor, che all’òr simiglia,
Talchè treccia aurata, e bionda,
Più non reca maraviglia:
Bianco volto, e capei bruni
Non son fregi sì comuni:
E quaggiù quanto bellezza 128Rara è più, vie più s’apprezza.
Non fu già vanto volgare
Della Giovane Amiclèa
Bruna chioma, ch’alle rare
Sue bellezze aggiunta avea:
Con quei crini Amor più forte
Formò i nodi a sue ritorte:
E veder ne fè le pruove, 136Quando prese, e avvinse Giove.
Ma tu bevi, e a me che roco
Già son fatto, più non pensi!
Di quell’altro or dammi un poco,
Che stillar l’uve Cretensi:
Vuo’ veder se sia bastante
Quell’ambrifoco spumante
A far sì, ch’io poi senz’ale 144Spieghi un volo alto immortale.