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III
Smunta le guance, e rabuffata il ciglio
Donna in ceffo m’apparve orrido, e bruto,
Che strazia un cuor di pietà priva in tutto,
E chiama all’opra ogni crudel consiglio.
5Duri morsi v’imprime, e fa vermiglio
Nel caldo sangue il freddo labbro asciutto:
Poi qual Tigre lo sbrana, ed in lui tutto
Immerge il crudo avvelenato artiglio.
Nè sazia ancor, con dispietato esempio
10Sparge le piaghe, che poc’anzi aprio,
Di quel che ha in seno amaro tosco ed empio
Indi a me volto il torvo sguardo, e rio:
Vedi qual, dice, io quì d’un cuor fo scempio?
Fuggi da me, che Gelosia son’io.
IV
Aveano il seno ambo d’Amor piagato
Rivali antichi, Ila ed Elpin, per Clori;
A cui dissero un dì: di duo Pastori,
Scegli tu qual Pastor è a te più grato.
5Clori portava il biondo crine ornato
D’una ghirlanda di leggiadri fiori;
Ghirlanda al crin portava Ila d’allori;
Privo era Elpin quel dì del serto usato
Quant’è mai scaltro Amor più ch’uom non crede!
10Prese Clori il suo serto, e cinger volse
Le tempie all’un, che senza serto vede;
Tolselo all’altro, e al proprio crin l’avvolse.
Pegno or d’affetto a chi maggior si diede?
A chi si diede il serto, o a chi si tolse?
V
Talor solo fra me penoso e stanco
Vò rivolgendo il fil del viver mio,
Qual fui, qual sono, e qual vano desìo
Nutrimmi, e nutre o mai canuto e bianco.
5Indi a me dico: ahi misero, e non anco
Sorgi, che vola il tempo edace, e rio!