Nel mirarli così scuri, 72Non v’è cuor che s’assicuri.
Pur sì forte in me s’accende
Il piacer di vagheggiarli,
Che maggiore in me si rende
Il desio di celebrarli.
Ma pur temo, e vorrei solo,
Ape industre andarne a volo
Sovra il fior degli altri pregi, 80Raccogliendo i più bei fregi.
Labbra tenere, e vezzose,
Vostre lodi or voi ridite,
Giacchè tanta il Ciel ripose
Grazia in voi, qualor v’aprite:
E ben quindi escon parole
Da fermar nel corso il Sole,
Tanto più quanto son use 88A parlar coll’alte Muse.
Nè men dolce, o vago è ancora
Quel bel volto, o meno alletta,
Se co’ gigli ivi talora
Suol fiorir la violetta.
Anzi queste son le spoglie,
Ove Amor cela sue voglie:
E tal forse quando ardea 96Per Adon fu Citerea.
O bel sen di neve pura,
Delle Grazie albergo, e stanza,
Ove il Ciel pose, e Natura
Il più bel d’ogni speranza,
Di lodarvi in me non manca
Il voler, nè voglia ho stanca;
Ma mi turban quei severi, 104Ch’ascondete, alti pensieri.
Quei pensier, ch’io veggio accesi
Ne i bei rai d’aspro talento,
A ribatter forse intesi