![]() |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | ![]() |
400 |
L’inesausto umor suo comparte e scioglie:
Così tutto quel Bel, che si diffonde
Per queste, che veggiam cose terrene,
Come in suo proprio fonte in te s’accoglie.
II[1]
Questa, che ier’io colsi appresso il fonte
Ghirlanda umìl di rose e di viole,
Pria che alcun si destasse, e pria che il Sole
Illustrasse la cima alta del monte:
5Donna gentil, le di cui rare e conte
Opre la patria nostra onora e cole,
A te ne mando, onde alla nuova prole
Tu ne cinga per me la nobil fronte.
Che quando poi dell’onorata spada
10Il vedrò cinto, e ’n mezzo al Trace e al Moro
Alle vittorie ei s’aprirà la strada,
Io vuo’ tessergli allora altro lavoro,
E vuo’, che d’altra man cinto sen vada
D’un trionfal vittorioso alloro.
MARCO TIENE.[2]
Questi palagi e queste logge or colte
D’ostro di marmo e di figure elette,
Fur poche e basse case insieme accolte,
Deserti lidi, e sterili isolette.
5Ma Genti invitte e d’ogni vizio sciolte
Scorrean il Mar con picciole barchette,
Che quì, non per domar Provincie molte
Ma a piantar libertà s’eran ristrette.
Non era ambizion ne’ petti loro,
10Ma il mentire abborrian più che la morte;
Nè vi regnava inquieta fame d’oro.