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Aver di rose e gigli il volto adorno;
Ma che? Tutto quaggiù passa e non dura.
Si parli; e vaga di quel Bel, che niuna
10Forza puote involar di tempo o morte,
Sprezzi i don di Natura e di Fortuna;
E già del Chiostro entro le sacre porte
Lieta ti chiudi, o del bel numer’ una
Delle prudenti Verginelle accorte.
VII1
Colei, che in volto di sì dolce e tanta
Pietà sfavilla, e par non ebbe mai
Dal dì che Adamo aperse gli occhi ai rai
Del Soi, poi colse morte, ahi!, dalla pianta;
5Perchè vedermi a piè la cetra infranta
Vuo’ pria, ch’altra che lei suoni giammai,
Me fuor di questo Mar d’affanni e guai
Salvo a riva trarrà con sua man santa.
Un della turba io non son già, che morto
10Mille volte s’appella, e vivo; tale
Strano governo il cieco Amor fa d’esso!
Amo, e canto colei, colei che spesso
Sua speranza ognun chiama e suo conforto,
E sa ben, che non è cosa mortale.
VIII2
Oh qual ti vola intorno, oh qual ti cinge
Stuol d’almi Geni! Chi difende il tempio,
Chi il merto adorna, e in alto lo sospinge,
Porgendo altrui per belle imprese esempio?
5Altri la spada e la catena stringe,
Ch’è di terrore e di spavento all’Empio:
Qual confonde la fraude e la respinge,
Qual rompe aste bandiere, e qual fa scempio.
Queste, che in sen dell’avvenire or stanno
- ↑ Protezione di Maria N. D.
- ↑ A Carlo Emmanuele III. Duca di Savoia Re di Sardegna.