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GIUSEPPE PAOLUCCI
della stessa
AGLAURO.
Or che Sirio in Ciel risplende,
Di quel biondo almo lieo,
Che sì brilla, e d’òr s’accende,
M’empi il nappo, o Alfesibeo.
Ma nò: quel, ch’è del colore
Del rubin, sarà migliore:
Questo io voglio: il nappo pieno
8Fammen sì, che n’empia il seno.
Vedi qui come zampilla,
E col sole i raggi mesce:
Io non vuo’ lasciarne stilla,
Tal desio di sè m’accresce:
Beviam dunque: e sia di quella
In onor, ch’è la più bella:
Ecco già, che al labbro io l’ergo,
16E le viscere n’aspergo.
Oh di qual nuovo piacere
Sento l’alma inebriarsi!
Empi l’altro, ch’io vuo’ bere,
Finchè tempri il caldo, ond’arsi.
Morde, è ver: ma la ferita
A riber più dolce invita.
Oh felice il suol, che dato
24N’ha liquor sì nuovo e grato!
Io non so se Giove, e il resto
Della Plebe degli Dei
Ebber mai simile a questo
Dolce nettar, ch’or bevei:
O se pur tal’ anche sia
Quell’ambrosia, onde per via
Febo suol le nari e ’l morso
32Ai destrier spruzzar nel corso.
E ben sento anch’io nel petto