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Di dovervi lasciar mi sforza al pianto.
5Sovviemmi (ah rimembranza!) il vostro amore,
Che m’empie di dolcezza, e gaudio tanto;
Sovvienmi amor, che nel mio petto oh! quanto
Per voi divampa in puro, eterno ardore.
Ma vengo meno, e già s’oscura il ciglio,
10Deh, pria che Morte il fatal dardo scocchi,
Soccorretemi voi nel gran periglio.
Così dicea Giuseppe: ed allor tocchi
Di tenera pietà la Sposa, e il Figlio
Soavemente a lui chiusero gli occhi.
III
E osò Morte cotanto? Ah! del suo stolto
Ardir le incresca, e il gran Francesco estinto
Veda gir più fastoso or ch’è disciolto
Da quel vil laccio, che il teneva avvinto.
5Veda l’illustre Eroe tra vario, e folto
Stuol di virtudi d’alta luce cinto
Mostrar nel tempio della Gloria il volto
Di vincitore in atto, e non di vinto.
Veda al piede di lui mordere il suolo
10L’Empietà fra ritorte, e con eguale
Nodo la Sorte rea stretta in catena.
O se Morte nol mira, è perchè al solo;
Al sol nome di lui reso immortale
Soffre del fallo suo tutta la pena.
IV
Ecco l’inclito Giulio. In questa riva
Evvi chi col pensier sì alto ascenda,
Che sua eccelsa virtute appien comprenda,
E questa a parte a parte a noi descriva?
5Evvi chi in tela effigiata, e viva
Dell’opre sue l’immago innalzi, e stenda,
O in bronzo il Nome imprima, onde risplenda
Augusto, e qual conviensi eterno viva?
Ah, che alcun non appare, e si discopre
10Vile l’arte, e ’l saper; ma chi tal vanto