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     Resister voglio all’orgogliosa schiera.
Ben l’antica virtù raccoglio al cuore:
     10Ma questa dal mal’uso a forza spinto
     Cresce a chi non dovrìa vieppiù valore.
Chiamo alfin la Ragion, ma quasi estinta
     Ancor lei truovo: s’ha qualche vigore,
     L’ha per seguirli incatenata, e vinta.


II


Il Pellegrin, cui folta notte oscura
     Tra via sorprenda, volge incerto i passi
     Lento tento, e cogli occhi attenti, e bassi
     Va ricercando ov’è la via sicura:
5E se allor poi, che fatta è chiara, e pura
     L’aria, si trovi in mezzo a rupi, e sassi,
     Nel mirar quai passò perigli, stassi
     Col cuor colmo d’orrore, e di paura:
Tal dubbia strada un tempo, e d’orror piena
     10Malaccorto ancor’ io premendo gìa,
     In cui nulla splendea luce serena;
E tu sacro Orator sì alpestre, e ria
     L’additi a me, che aver battuto appena
     Creder poss’io sì perigliosa via.


III


Superbetta Pastorella,
     Cui non cale del mio pianto,
     Ma ti ridi ingrata, e fella.
     Del mio duolo aspro cotanto;
5A me forse un giorno quella
     Non sarai già amabil tanto,
     E vorrai parermi bella,
     Nè di bella avrai più ’l vanto.
Ed io allor, che avrò dal cuore
     10Di già tratta la saetta,
     Riderò del tuo dolore:
E così col mio vendetta
     Io farò del tuo rigore,
     Pastorella superbetta.