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XXXVIII |
ALLA STESSA.
Invito a restituirsi in primavera da Venezia a Bologna.
D’Adria il mar, d’Adria le belle
Rive amiche a Libertate
D’alti tetti incoronate
4Cittadina avranti ognor?
Peregrina t’ebber elle,
Che ad Ottobre pampinoso
Già Novembre freddo acquoso
8Scuotea tutto il verde onor.
E già il pigro Verno algente
Sente a tergo April rosato,
Che bell’erbe torna al prato,
12Belle chiome all’arboscel:
Odorosa, rilucente
Primavera qui t’aspetta,
Che a Favonio lascivetta
16Lascia in preda il bianco vel.
Qui vedrai, varcato il Mare,
Rondinella in tetto amico
Tesser voli, e il pianto antico
20Dolcemente rinnovar;
E vedrai, se l’Alba appare
Fra bell’aure mattutine,
Puro gel d’argentee brine
24Su per l’erbe tremolar.
Quai fiorita siepe ombrosa
Rosignoli or non asconde?
Dolce all’un l’altro risponde,
28Tace il rivo, il vento sta.
Villanella desiosa
Con la schietta incolta fronte
Torna anch’essa al caro fonte
32Consiglier di sua beltà.
Erran greggi, erran pastori
Per le molli piagge amene: