Onestà non era seco,
Qual vedrassi venir teco 99Di candor cosparsa il vel:
E dirà: Quest’Alma bella
Tra noi scese dalla Stella, 102Che più pura splende in Ciel.
Ben a Teti fia, che incresca
Il confronto, e che non esca 105Del stuo lucid’antro fuor:
Sebben quando esce dal Mare
Tra suoi Numi assisa appare 108Su gemmata conca d’or.
Ma dell’una e l’altra nera
Tua pupilla messaggiera 111Qualche Ninfa a lei n’andrà:
Molto a lei dell’agil fianco,
Del crin bruno, e del sen bianco, 114Ma non tutto dir saprà.
In fin quella veder dei
Gran Città, che gli alti Dei 117Sopra l’acque collocar:
E in lei cento eccelse moli
Di Teatri al Mondo soli, 120E di Templi torreggiar.
Qual più brami in Mare, e in Terra
Al tuo sguardo si diserra 123Doppio comodo sentier:
Ma tu tienti, a quel, che snella
Fender vedi Navicella 126Di sagace Gondolier.
Fra lietissimi pensieri,
Sopra i morbidi origlieri 129Posa il fianco, e in giro va:
E Palagi vedrai starsi
Sopra l’onde, e quelle farsi 132Terso specchio a lor beltà.
Che fia poi qualor velato