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L’alta mia Donna al paragon vincea,
Tanto era bella, e dentro e fuor splendea,
Che per ridirlo altrui non ho parole.
5Or quali s’aggira intorno al mio bel Sole
Fosco velo importuno, e nube rea?
Ahi che non splende più come solea,
E a tal vista la Terra e ’l Ciel si duole.
Ditemi, o Stelle, e qual funesto evento
10Vestir le fece un sì lugubre ammanto?
Ma nò; dirovvi or io ciò, che ne sento:
Una bella pietà del mio gran pianto,
Una bella pietà del mio tormento,
Vestir le fece un sì lugubre ammanto.
VI
Se cruda è Filli, e più s’inaspra al pianto,
Al pianto mio, che romperebbe i marmi,
Faccia l’estremo di sua possa, e s’armi,
Di fierezza maggior, che mi dò vanto
5(Se quel Damone io son celebre tanto
Per la virtù de’ miei magici carmi)
Far sì, che di rigore or si disarmi,
E ratta corra all’amoroso incanto.
Quà la portate, o miei possenti versi,
10Ch’io tre volte all’altar giro l’immago
Stretta a tre lacci di color diversi.
E tre volte le pungo il cuor con ago;
Quà la portate, o miei possenti versi.....
Ma fermate, ch’è giunta, ed io son pago.
GIO: BATTISTA RECANATI.
I
Come Nocchier, che in mezzo al Mar molt’anni
Abbia passati in periglioso orrore,
Se in porto avviene mai, ch’egli dimore,
Gode in narrar gli scorsi acerbi danni;