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Porta gemendo il real collo e il fianco,
Gravi d’ingiuriosa e ferrea soma.
Nè vien già da un estranio invido stuolo
10Tale oltraggio crudel, ch’io allor potrei
Dirlo vendetta, e sofferir men duolo:
Ma l’ozio, la discordia, e cento rei
Vizi sul carro io veggio, e questi solo,
Questi, e non altri trionfar di lei.
II1
Dimmi, entrasti tu mai per l’auree soglie
Del Britanno Archimede a veder quella
Ingegnosa mirabile novella
Macchina, che all’antiche il pregio toglie?
5Scorgesti tu, quando nel grembo accoglie
O passere o usignuolo o rondinella,
Che il misero augellin sen more in ella
Se d’aria avvien, che a forza altri la spoglie?
Tale accader sventura all’Alma io scerno,
10Che viva ognor mi siede in mezzo al cuore,
Macchina illustre del gran fabbro eterno.
Questa, se per mia colpa il santo amore
Sua dolce aura a sè tragge, e nel suo interno
Vuoto ne resta il cuor, questa sen muore.
III2
Deh scegli, Ireno mio, scegli un perfetto
Anglico microscopio, indi non mente
Di scerre ancor quella purgata lente,
Quella che più ingrandir suole l’obbietto:
5E all’alto del domestico mio tetto
Saliamo; ov’è più il Sol chiaro e lucente:
Poscia con un sottil ferro tagliente
Aprimi pure, Amico, aprimi il petto.
E senza aver di me pietà e dolore
- ↑ La macchina pneumatica trovata da Roberto Boyle Ingl.
- ↑ Il microscopio.