![]() |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | ![]() |
306 |
La libertà, benchè la chiami in vano.
5Ma se l’ottien (chi ’l crederìa?) si pente
D’abbandonargli usati ceppi; e insano
La vende a prezzo vil: tanto è possente
Invecchiato costume il petto umano!
Cintia, quel folle io son. Tua rotta fede
10Mi scioglie, e pur di nuovo io mi imprigiono
Da me medesino, offrendo a’ lacci il piede.
Io son quel folle; anzi più folle io sono:
Perchè, mentre da te non ho mercede,
Non vendo io nò la libertà, la dono.
XV
Più volte Amor di libertà pregai,
Nè sino a tanto il mio pregar si tacque,
Ch’ei per noia mi sciolse, e mi compiacque
Dicendo: va, che libertade avrai.
5Nel nuovo stato intorno a me mirai
Fosco il Ciel, secch’i fior, torbide l’acque,
Nè piacendomi ciò, che pria mi piacque,
Più de la vita libertade odiai.
Or perduto m’aggiro, e mi confondo
10Richiamando i legami, ond’era involto,
Senza cui, come ignudo, altrui m’ascondo.
E me pareggio a quel destrier, cui tolto
L’ornamento del fren, l’onor del pondo,
Troppo vile pe' Campi erra disciolto.
XVI
Io grido ad alta voce, e i miei lamenti
Ode Ragioni contro ad Amor tiranno;
Però s’accinge in mio soccorso, e fanno
Guerra tra lor, ambo a vittoria intenti.
5Poi s’a me par, che Amor sue forze allenti,
Quasi m’incresca il fin del dolce affanno,
Allor celatamente, e con inganno,
Io fò cenno al Crudel, che non paventi.
Ma questa in me, siasi viltade, o frode,
10Ragion discopre: indi con suo cordoglio