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II
Qual cruda serpe, e qual pestifer’angue,
Col rigor di Madonna Amor mi punse,
E qual velen col circolar del sangue
Per la via delle vene al cuor mi giunse.
5Quindi s’agita l’alma, e ’l corpo langue,
Ch’ei la linfa e ’l vital succo consunse,
Da poi che che 'l rese semivivo esangue,
Al suo morir ben mille morti aggiunse.
Sudan gelo le membra, e già son spente
10Le luci, e un rio vapor, che sale e nuoce,
Con fantasmi d’orror turba la mente.
Deh voi, che udite il duro caso atroce,
Portate a lei (se tanto Amor consente)
Questa d’un fido Amante ultima voce.
LODOVICO ANTONIO MURATORI.
I1
Sebben per l’ampio Ciel, ch’ognor cercasti,
Quand’eri in Terra, or sciogli i vanni alteri,
E in Dio ti pasci, immers’i tuoi pensieri
In pelago di beni immensi e vasti;
5Pur, buon Lucchesi, al suol che sì sprezzasti
Deh volgi i rai da i lucidi sentieri;
Nè tua umiltà col ripensar qual’eri,
Ai voti nostri il bel volo contrasti:
Ai voti, ch’ora al Quirinal porgiamo,
10Perchè se tanto in sull’eteree sedi
Splendi, quaggiù splender te ancor miriamo.
Chè non per te, che in tanta gloria siedi,
a sol per noi qui l’onor tuo cerchiamo,
E a Dio tu pur deh per suo onor lo chiedi.
- ↑ Trattandosi della beatificazione del Venerabile P. Gian-Domenico Lucchese Carmelitano morto in Viterbo l’anno 1714.