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     L’augusto soglio, a cui t’ha il Cielo eletto!
5Ben da lei tregua ai lunghi affanni attende
     Europa, ahimè!, d’alto dolore oggetto;
     E par, che tolte al crin l’orride bende
     Nuovo rivesta di letizia aspetto.
Deh fa dunque, o Signor, che l’empia Sorte
     10Cangi sue tempre, e che d’Europa al pianto
     Tua sì eccelsa virtù termine apporte.
Dopo tanto di guerre incendio, e tanto
     Chiuda di Giano omai le ferree porte
     Questa, che tien sovra il tuo cuore il vano.


II


Figlia d’eccelsa infaticabil mente
     È la virtù più gloriosa e vera,
     Che l’Uom sublima, e dalla volgar gente
     Gli Eroi diparte, e senza regno impera.
5Questa, Signor, fin dall’età primiera
     Fu tua guida, ed ognor fia a te presente:
     Da questa e Roma e Italia e il Mondo spera
     L’immago in te veder del gran Clemente.
Ben più ch’altri lo spera il bel Metauro,
     10Ch’oggi lieto t’accoglie, o d’onda in onda
     Porta il tuo nome dal Mar Indo al Mauro.
Indi, perchè i tuoi voti il Ciel seconda,
     Chiama la Gloria, e del più scelto lauro
     La chioma tua perman di lei circonda.


III


Carco già d’anni e più di palme onusto
     Giunto Luigi al dì, che il tolse Morte,
     Vinsi, dicea, l’aspra e l’amica Sorte
     Resi al Cielo i suoi dritti, al Mondo il Giusto,
5Di Giano, qual novel Scipio, od Augusto,
     Apersi e chiusi a mio voler le porte,
     E a l’ampia mente, e al braccio ardito e forte
     Parve la terra, e parve il Mare angusto.
Tu, cui de l’opre e de’ miei geni erede,
     10Non men che del mio scettro il Ciel prescrisse,