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Colomba, cui non vidi altra simile:
Deh mira, Alcippo, di che bel monile
Mostra il suo collo vagamente adorno!
5Esposta a’ rai del Condottier del giorno,
Di quelli al variar, varia suo stile;
Or di Smeraldo ave un color gentile,
Or di accesi Piropi arde d’intorno.
Ma forse il guardo umano è scorta infida:
10Ed è Natura a secondar non tarda
Là dove il senso lusinghier la guida.
Non è Pirodo, che divampi, ed arda;
Non Smeraldo, che splenda e dolce rida;
Dimmi: s’inganna, o nò l’occhio che guarda?
XXI1
Una Sibilla qui tra noi già visse,
Che mi guardò le linee della mano,
Non so che susurrando; e poi pian piano,
O buon Garzon, tu Re sarai mi disse.
5Da indi in qua le sue parole ho fisse
Sì nella mente, che per colle, o piano,
O presso a questo luogo, o pur lontano,
Non mai da me fur scancellate, e scisse.
Io era già Custode, or son Pastore,
10E l’umil grado non avendo a sdegno,
Per quello ascesi, e diventai maggiore.
Certo, che la Sibilla diè nel segno
A dir, che i Regi agguaglierei d’onore:
Io sono il Re, questa mia greggia è il Regno.
DELL’ABB. PIETRO METASTASIO.
I
Che speri instabil Dea, di sassi e spine
Ingombrando a’ miei passi ogni sentiero?
- ↑ Ciascuno esser Re in sua casa.