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Ecco spargon di nevi e Noto, e Coro
Queste, ch’erano in pria piagge sì amene.
Tolta alla Terra è la sua verde spoglia:
10E gli alberi non cuopre onor di fronde,
Quasi lor premda amara intensa doglia.
Ma se sotto le nevi al suol s’infonde
Virtute, e il gran fa cesto, e più germoglia,
Non vedi qual tesoro in lor s’asconde?
XIV1
Or vedi come il ferro acuto strinse
Colei, che ’l Mondo e forte e casta appella:
Misera! Oh quanto fu profonda e fella
La piaga, che Lucrezia a morte spinse!
5Mira poi l’altra, che a morir s’accinse
Di rio veleno, a sè crudele anch’ella:
Oh come s’ecclissò l’Egizia stella,
E come di pallor fosco si tinse!
Ben potea torsi all’una il ferro ignudo,
10Celarsi all’altra il tosco, e dell’arena
Libica ogn’angue dispietato e crudo.
Deh perchè odia la via alma e serena?
A un cuor pudico l’Innocenza è scudo,
E all’alma impura il fallir proprio è pena.
XV2
Dopo che ’l gran Sincero ornato il crine
Di doppio lauro a questo Faggio appese
La canora sampogna; invan pretese
Altri agguagliar, le Note sue divine.
5Nè le Ninfe montane e le marine,
Sin dove umido il piè Nereo distese,
Nè Cume, e Baie, e non Miseno intese
Voci di par sonanti, e pellegrine.
Già per Titiro andò fastoso, e lieto
10Il nobil Tebro; or nel suo nome è chiaro
- ↑ Pittura di Lucrezia, e di Cleopatra.
- ↑ In lode del Sannazzaro.