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Perchè costumi, e nazioni e riti
     10Scuopri, e opache spelonche, e piagge apriche
     E valli e mari, e promontori e liti;
Così, che par (tanto hai le Muse amiche)
     Che non tu lei, ma te Natura imiti
     Primo Pittor delle memorie antiche.


IV


Tacciasi Menfi i barbari portenti
     Di piramidi erette a’ suoi Monarchi,
     Nè Babilonia affaticata ostenti
     Quegli orti suoi ch’ella sostien su gli archi.
5Nè a noi, commosso da straniere Genti,
     Del gran Tempio di Trivia il romor varchi;
     Ove gli altar di vittime frequenti
     Rendon corna recise adorni e carchi;
Nè quel, che lungi addita eccelso ed atro,
     10Quasi a mezz’aria, Mausoleo funesto
     Stupido il Villanel dal curvo aratro.
Ogn’opra ceda, ogni fatica a questo,
     Che al Ciel ne va, Cesareo Anfiteatro:
     Di lui parli la fama, e taccia il resto.


DELL’ABB. BENEDETTO MENZINI.


I


Sento in quel fondo gracidar la rana,
     Indizio certo di futura piova:
     Canta il corvo importuno, si riprova
     La foliga a tufarsi a la fontana.
5La vaccarella in quella falda piana
     Gode di respirar dell’aria nuova;
     Le nari allarga in alto, e sì le giova
     Aspettar l’acqua; che non par lontana.
Veggio le lievi paglie andar volando,
     10E veggio come obbliquo il turbo spira,
     E va la polve qual palèo rotando.