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FERDINANDO MANOTTI.
I1
Volea ’l Divino eterno Agricoltore
Piantare un Orto, ma con altra idea
Da quella, ove il gran varco aperto avea
La colpa d’Eva all’angue ingannatore:
5Quando vide da lungi il traditore,
Che fiori, e fonti di venen spargea,
E ’l tossico crudele ognor bevea
L’uom, che cadèo dall’immortale onore.
Pietà lo punse, e in faccia al suo nemico
10Fondò per l’Uomo in cima a un alto monte
Con la sorgente un più bell’Orto aprico.
Poi di sua man così vi scrisse in fronte;
Per eterno dolor dell’angue antico
È chiuso l’Orto, e sigillato il Fonte.
II2
Eccelso Duce, al cui temuto acciaro
Cadde vinto il Dragone a Dio rubello,
E al primo lampo suo sì scoloraro
Le rie Comete, e ’l Ciel si fè più bello,
5Tu godi la tua pace, e al nostro amaro
Lutto non badi, ahi del celeste Agnello
L’orto sì sfiora omai senza riparo!
Miracolo ben, dirai; non è più quello.
Cinto il Drago di stragi, e di spavento;
10Or quì trionfa, e sazia del Cristiano
Sangue l’ingorda voglia a suo talento.
Perch’il nostrò desir non speri invano,
Zelo ti punga, s’armi al gran cimento
Contro l’istesso ardir la stessa mano.