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5Borea, nè tu, nè alcun de’ tuoi nevosi
Fratelli tocchi o svella o al suol disperga,
Se mai ritorno noi a noi ne’ piovosi,
D’orrido e pigro gel gravi le terga.
E se all’ira natìa non sai por freno,
10Schianta un abete, che gran parte imgombra
Dell’aria inutilmente, e del terreno;
Che loderanti quei, cui invidia adombra,
Alberi eguali, e quei che al Ciel sereno
Ei toglie, e opprime sotto sè coll’ombra.
III1
Vedrai Donna immortal presso a quell’onda,
Che il fianco all’Appennino irriga, a parte,
Impaziente aspettar Te, per farte
Dono gentil dell’onorata fronda.
5Corri, Spirito illustre, e alla feconda
D’Eroi tua stirpe, e già famosa in carte,
De’ tuoi bei fregi aggiungi anco la parte,
Per far, che a se medesima in te risponda.
Io non penètro già ne i dì futuri,
10Nè fo col desiderio altrui presente
L’alto sperar de’ commun nostri auguri:
Perchè aéra virtù so, che non mente,
E so, che tu sol della gloria curi,
Figlia d’eccelsa infaticabil Mente.
IV2
Ecco in Riva del Tebro, ecco è già nato
Lo spavento dell’Anglia, il Signor vero;
Cingi, o Clemente, il fanciullin guerriero
Di sucro elmo, e d’acciar pria dell’usato.
Certo è ragion, che sol di ferro ornato
Inferocisca nel vagir primiero,
- ↑ Coronale in lode del Sig. D. Alessandro Card. Albani.
- ↑ Per la Nascita dell’A. R. Carlo Eduardo Principe della gran Brettagna.