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Così Amor, ch’ogni strazio ha in me raccolto,
     10Ferimmi, e la ferita a lei, che solo
     Potria sanarla, palesar m’è tolto.
Ah, che giammai non formerò parola,
     Poichè l’Alma inver l’amato volto
     Il mio cuore abbandona, a e lei sen volar.


III


Filli, poc’anzi Alcon sotto quell’Orno
     Alto cantò, che l’immutabil fato
     Vuol, che quanto una volta al Mondo è stato
     All’antico esser suo faccia ritorno.
5Perchè rivolto il Ciel di stelle adorno
     Là, dove il noto a lui primier fu dato,
     Ricominciar vedrassi il corso usato,
     E i primi affetti rinnovar d’intorno.
Torneran queste chiare onde tranquille,
     10Questi fior, questi augelli, queste piante,
     E saranno altre volte Uranio, e Fille:
Oh me felice, appien, se ’l tuo sembiante
     Io rivedrò dopo mill’anni, e mille,
     E tornerò del tuo bel volto amante!


IV1


Tra queste due famose anime altere,
     Ch’or anzi tempo han fatto al Ciel ritorno,
     L’istessa Stella, ov’ambe avean soggiorno
     Voglie creò d’Amor vere, e sincere.
5Discese poi dalle celesti sfere
     Vestir ambe sull’Adria abito adorno,
     E lo splendor, ch’indi spargean d’intorno,
     Le dolci ravvivò voglie primiere.
Ma l’una, e l’altra a maggior lume avvezza,
     10Visti oscurati dal corporeo velo
     I più bei rai della natìa chiarezza;

  1. Per la morte di Gio. Morosini, ed Elisabetta Maria Trevisani Nob. Veneti. Sposi promessi, infermati, e morti dello stesso male in un tempo medesimo.