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5Ma quel voler, di cui mi fe’ Signore,
     Per farmi sol più somigliante a lui,
     Negò d’amarlo; e fece oltraggio il cuore
     All’immago gentil co’ falli suoi.
Ahi cuore ingrato! ecco dal Cielo ei viene,
     10Là dov’ama egualmente ed innamora,
     Seguendo te per queste vie terrene.
Mira, ch’ei già la sua t’impresse, ed ora
     Prende la tua sembianza, ed Uom diviene,
     Perchè tu l’ami: e tu non l’ami ancora?


V


Diceami Alcon ne la mia prima etate,
     Quando in groppa men gìa di bianche agnelle,
     Che l’Alme nostre a le native stelle
     Gian dopo morte, ove fur pria create.
5Ier notte il Ciel mirai spesse fiate
     Bramoso di veder qual mai di quelle
     Cristina avesse; ond’io tra le più belle
     L’andai cercando, e di più raggi ornate.
Ma tanto invan cercai fra l’Orsa e ’l Toro,
     10Che s’ascoser le stelle, e la mattina
     Accesa sfavillò di lucid’oro.
Poi sì bello uscì il Sol da la marina,
     Che dopo io più non la cercai fra loro
     Credendo, che nel Sol fosse Cristina.


VI


Perchè barca io non ho nè rete allargo
     Per mar profondo, ma soletto e gramo
     M’alberga un sasso, e vò talor sul margo
     Dove i pesci minuti aspetto a l’amo:
5Foloe, per cui d’amor evvi letargo,
     Foloe non m’ode, ohimè, quand’io la chiamo.
     Foloe non vede il lagrimar ch’io spargo,
     Foloe m’abborre più, quant’io più l’amo.
Deh voi Nereidi da l’azzurre chiome,
     10E Oreadi voi, che qui v’uniste al ballo,
     Onorando il mio canto e il suo bel nome:

Zappi. Tom. I. 12