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VI1
Eran le Dee pel mar liete e gioconde
Intorno al piè del giovinetto Ibero,
E rider si vedean le vie profonde
Sotto la prora del bel legno altero.
5Chi sotto l’elmo l’auree chiome bionde
Lodava e chi il real ciglio guerriero:
Solo Proteo non sorse allor dall’onde,
Che da’ Fati scorgea l’aspro pensiero.
E ben tosto apparir d’Iberia i danni,
10E sembianza cangiar l’onde tranquille,
Visto troncar da morte i suoi begli anni.
Sentiro di pietade alte faville
Le vie del mare, e ne’ materni affanni
Teti tornò, che rammentossi Achille.
DELL’ABB. MARCANTONIO LAVAIANA.
I
Bella, leggiadra e, qual credeami, onesta
Donzella io vidi per deserta valle,
Sola e tacita errar, cui da la testa
Scendean le chiome libere a le spalle.
5Mille in un tratto uscìan da la sua vesta
Colori e fogge or verdi, or perse, or gialle:
E leggera nel piede, or quella, or questa
Strada premea sempre cangiando calle.
Di voglia acceso di fermar costei
10(Che la Speranza ravvisar mi parve),
Mossi velocemente i passi miei.
Folle! che de le sue mentite larve
Solo m’accorsi allor, che presso a lei,
Mentr’io stendea la man, da me disparve.
- ↑ Per D. Luigi della Corda ucciso sul mare da’ Turchi.