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5Per man mi prende e per deserto e strano
Calle mi guida, e a lei va innanzi il Vero:
Io veggio allor misero stuolo insano
In parte, ove si turba il mio pensiero.
Quei, dice, che tua mente empion d’orrore,
10Miei furo un tempo, indi da me fuggiro
Tratti dai vezzi d’un fallace Amore.
Or tra speme e timor, sempre in martiro
Piangon le lor ferite e ’l grave errore;
Ed apprendon Ragion dal lor deliro.
III
O di Virtute amica luce e bella,
Che siedi al fren della mia mente, o rendi
Ogni mia voglia alla Ragione ancella,
O parti, e lascia il cor, se no ’l defendi.
5Che sebben tu quasi benigna stella,
Sul desir cieco i vivi raggi stendi,
Pur crescendo l’interna aspra procella,
Con tuo don non mi giovi, anzi m’offendi.
Men grave fora all’Alma mia smarrita,
10Tra fosco accolta e periglioso orrore
Incontrar morte, e non conoscer vita.
Che valmi il tuo splendor senz’altra aita
Se tratta pur dal mal’usato ardore,
Seguo il mio error, dell’error mio pentita.
DELL’ABB. ALESSANDRO GUIDI.
I1
Veggio il gran dì della Giustizia eterna
Dal Tosco Apelle in Vatican dipinto;
- ↑ Sopra il rinomato Giudizio del celebre Michel’Angelo Buonarotti, dipinto in Vaticano.