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Disse, ed in volto a’ fortunati Sposi
     10Lietamente guardò tre volte, e rise,
     Com’uom che di bell’opra si compiace.
Vivete lieti, o fidi avventurosi
     Felici Amanti, e ciò ch’Amor promise
     Godete in lunga desiata pace.


VI1


Lasso! perchè non parte almen per poco
     L’aspro dolor, ch’è meco a tutte l’ore?
     E perchè torna all’usitato errore
     Il pensier tristo, onde s’accende il foco?
5Tempo non mi parea questo, nè loco
     Da temer l’onte del crudel Signore,
     Nè mi parea che qui dovesse Amore
     Rifar per suo diletto il tristo giuoco.
Stanchi son gl’occhi, e l’uno e l’altro fianco.
     10E di riposo ancor non v’è speranza,
     Chè il crudo Amor di lagrime si pasce.
Convien, ch’io torni, come son già stanco,
     E mal mio grado alla dolente usanza,
     Ch’altro che Morte non farà, ch’io lasce.



DELL’ABB. FRANCESCO MARIA GAGNANI.


Il buon Guerrier, che a vendicar la morte
     De’ rari Amici presso a Tebe uccise
     L’orribile serpente, e a lui recise
     Il vasto capo, in un pietoso, e forte;
5I denti alla futura ignota sorte
     Sparse dell’angue, che in vendetta ancise
     E squadre nascer vide in strane guise

  1. Rivedendo in luogo, e giorno sacro la sua Donna di cui erasi presso che dimentico, sente destarglisi l’antiche fiamme.