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     Tu sì dolce al suo cuor risoni allora,
     Che il braccio in alto per pietà sospende.


IV1


Senti l’Angel di Dio che le sonore
     Penne aprendo a te reca alta novella:
     A che paventi, a che di bel rossore
     Tingi l’intatto volto, o Vergin bella?
5Mira laggiù fin dal beato orrore
     La prima madre al suo Fattor rubella;
     Che pensierosa ancor sul tuo timore
     Pende dal dubbio suon di tua favella,
Dall’affidato labbro esca l’amico
     10Libero accento, e tutta avvivi e terga
     La prole infusa del delitto antico;
E vinte dando al suol le nere terga
     Frema sotto il bel piè l’angue nemico,
     E in van le terre d’atre spume asperga.


V2


Certo scesa tra noi Costei non era
     Perchè altro amore le pugnasse il fianco,
     Se non quel che lasciò, qualor d’un bianco
     Pur vel s’avvolgea l’anima altera.
5Mirate, come in sull’età primiera
     Pel sentier di virtù muove il piè franco;
     Non par che al senso dica infermo e stanco:
     Questa è la via che scorge alla mia spera?
E sì dicendo, il patrio amato albergo
     10Nè pur degna d’un guardo, e vassen come
     Augel che varca a più securo lido:
E il sordo vento il bel pudico nome,
     Che suona intorno e i sospir folli e il grido
     Sen porta, intanto, e le bionde auree chiome.

  1. Per Maria N. D. Annunziata.
  2. Per Monaca.