Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
186 |
Nè fia mai più, che treccia bionda, o nera
Mi torni a lei, o parlar dolce accorto:
Tal del passato orror memoria serbo.
FRANCESCO FROSINI1
Della Croce mi cita innanzi al trono
L’amor del mio Gesù che t’ho fatt’io,
Comincia a dir, che così avaro e rio
Mi sei, quanto sì prodigo ti sono?
5Quanto vivi, quant’hai tutto è mio dono;
Il tuo sapere il tuo potere è mio;
Tu peccasti superbo, io pago il fio;
Tu mi sforzi m’impiaghi, io ti perdono.
Per te che non fec’io? Forse mi chiedi
10Il cuore? Ecco che a prenderlo ti chiama
Il seno aperto. Il sangue? Io te lo diedi.
Che vuol dunque di più l’Uomo, che brama?
Qui rispondo, Signor, steso a’ tuoi piedi:
Non v’è pena che basti a chi non t’ama.
CARLO INNOCENZO FRUGONI
I
Se talor quercia, che nell’alpi pose
L’alte radici, e stagion lunga tenne
Fronte a i fier venti e alle tempeste acquose,
Che van battendo le sonanti penne;
Scossa e divelta con le forti annose
5Braccia, e col folto crine a cader venne:
Escono allor dalle spelonche ascose
I Villan duri armati di bipenne.
E i rami e ’l tronco smisurato aprico
- ↑ L’amore di Gesù Cristo.