Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
179 |
XV
E ben potrà mia Musa entro le morte
Membra ripor lo spirto, e viva e vera
Mostrar lei, qual dianzi, e dir qual’era,
E parte tor di sue ragioni a Morte.
5Dir potrà, che fu giusta e saggia e forte,
Onor del sesso, e di sua stirpe altera;
Donna, che fuor della volgare schiera
Il Ciel già diede al secol nostro in sorte.
Donna, che altrui fu norma; e norma solo
10Di sè, dando a sè stessa, in sè prescrisse
Legge a gli affetti, e frenò l’ira e ’l duolo.
Donna, che in quanto fece e in quanto disse,
Tanto levossi sovra l’altre a volo,
Che mortal ne sembrò sol perchè visse.
XVI
Era già il tempo, che del vin la neve
Stagiona i frutti di Virtù matura,
E co’ sensi Ragion più s’assicura,
E forze il Senno dall’età riceve.
5Quando l’ora fatal, che giunger deve,
Fe’ torto al Mondo, e impoverì Natura
D’un Ben che qui sotto mortal figura
Sì tardo apparve, e sparì poi sì lieve.
Tutta allor di sè armata, e in sè racchiusa
10Nel suo più interno alto recinto ascese
La Donna forte, a paventar non usa.
E nuove alzando intorno a sè difese
Lasciò in preda il suo frale; e la delusa
Morte non lei, ma la sua spoglia offese.
XVII
Vidila in sogno più gentil che pria,
E in un atto amoroso, e in un sembiante
Sì leggiadro e sì dolce a me davante,
Che un cuor di selce intenerito avrìa.
5Volgi, mi disse, il guardo a questa mia
Non più vita mortal, qual’era innante: