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E il cor che ratto al suo piacer inchina,
Sel soffre in pace e in gran periglio assonna:
Manda or tu dal tuo seggio un stuol guerriero,
10Che spezzi l’arco e la mortal saetta,
E renda a l’alma il suo vigor primiero;
Chè s’ella al fine in servitude è stretta
Sotto il grave d’Amor possente impero,
Chi può pensar qual tirannia m’aspetta!
GIACOMO FACCIOLATI
I1
Signor, che quanto parli e pensi
Tutto s’aggira sulle vie del Retto,
E dal cui labbro a comandare eletto
Escono poche voci e molti sensi:
5I più fervidi voti, ed i più intensi
Pensier, che covi nell’augusto petto,
Son della Patria, e del privato affetto
Hai tanto sol, quanto ad Eroe conviensi.
Tutto vedi qual lince, e tutte prendi
10Le mire tue sovra le mire altrui,
Nè l’arco mai fuor della meta estendi.
Tutto vedi, ma pure i merti tui
O non vedi o non curi o non intendi,
E sol gli lasci misurare altrui.
II2
Il gran capo, Signore, ed il bel seno
Della Veneta Dori omai vedeste: