Pagina:Zappi, Maratti - Rime I.pdf/206

158

     Che in Ciel giurasti, o l’ira antica lasci:
5Poichè il suo piede in van circondi e fasci,
     E perdi tutti i pensier folli e ingordi,
     Torna agli abissi: ivi di sangue lordi
     Sazia i tuoi lumi e di dolor ti passi:
Ivi, quanto ti piace, al Re superno
     10Fa guerra: ivi Colui che Morte estinse
     E la tua, prendi alta Avversaria a scherno.
Vattene; acchè pugnar, se ti respinse
     Sin dal principio col gran Parto eterno,
     E una volta per sempre ella ti vinse?


XXIII1


Se fiammeggiare il Sole e l’auree stelle,
     O fiorir veggio il verde suolo aprico,
     Maravigliando a me medesimo dico:
     Maria fu la cagion d’opre sì belle.
5Per lei dal Nulla queste cose e quelle
     Trasse il superno Facitore antico:
     E a lei, che il concepì nel sen pudico,
     Le soggettò, come a reina ancelle.
Nè valse al folle angue superbo opporse,
     10Per divorare, il Parto suo giocondo,
     E por l’eterno alto decreto in forse:
Che adombrata dal sommo Amor fecondo
     Vittoriosa a gran Donna sorse:
     E il Mondo per lei nacque, e Dio nel Mondo.


XXIV2


Adam di dolce pianto asperso e molle,
     Ed io, com’uom ch’alto prodigio vede,
     Miriam la Bella, ch’ogni Bella eccede,
     E nostra al sommo umìl Natura estolle:
5Nell’aureo crin ch’al Sol la gloria tolle,
     E ne’ begli occhi tal virtù possiede,
     Che trae dall’alto dell’empirea sede

  1. In lode di Maria N. D.
  2. Per la stessa.