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XVIII
Così dicendo fe’ sostegno ed arco
Delle sue braccia all’immortal Guerriera,
Che sotto la fatale arbor primiera
Fu attesa in van dall’Avversario al varco:
5Ed ella tal sen gia, che il ciglio inarco
Quando all’alta sua penso immagin vera,
E ’n ricercar cosa più pura e intera
La terra e ’l Cielo inutilmente io varco,
Godea il gran Dio nel rimirar sue chiome,
10E il bel guardo che mette in bando il tuono,
E il piè che l’ire del crudel angue ha dome.
E giunto al soglio eterno, ov’ei perdono
Altrui dispensa e immortal gloria e nome,
Tutto lo diede alla gran Donna in dono.
XIX
Allora io vidi Morte lusinghiera
Senza l’usato di sua falce incarco,
E d’altro armata che di strali ed arco
Scender dall’alto dell’empirea sfera[1]:
5In mano avea lucida face, ed era
L’eterna face di che Amor va carco:
E con questa s’aprìa libero il varco,
Della gran fiamma e di se stessa altera.
Poi tutti a se chiamando in alto suono:
10Venite a me, dicea, ch’all’aspre some
De’ vostri affanni immortal pace io dono.
Maria mi diè quest’armi: e, non so come,
Da che entrai ne’ suoi lumi io dolce sono,
E non ho più di Morte altro che il nome.
XX
Vinto nel Cielo e debellato in Terra
Torna in battaglia l’Avversario altero,
- ↑ L’Autore dice: Se ti paresse strano che la Morte scenda dal Cielo, vedi il VI dell’Apocalisse.