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XVI



PAOLO ANTONIO DEL NEGRO

canzone epitalamica

PER NOZZE DELLI SIGG. ZAPPI MARATTI.


Sulla Riva del Penèo
     Stava Dafne ancor fastosa
     In pensar che disdegnosa
     Già deluse il Nume Ascrèo,
     Ch’a rapirla mentre corse,
     6Divenir Lauro la scorse.
Corsi avea mille e mill’anni
     Da quel dì che mutò forma,
     Nè però l’antica norma
     Perdè mai tra i propri danni;
     Ch’ella ancor vegeta, e vive
     12Di sue voglie acerbe e schive.
De’ suoi rami all’ombra verde
     Mille inganni eran conversi
     Con gran lodi, e vaghi versi,
     Quali il vento pur disperde,
     Ch’a ben pochi ella risponde
     18Coll’onor delle sue fronde.
Solo un dì vicino a lei
     Diè di man Tirsi alla Lira,
     Con la qual tai grazie spira,
     Che innamora Uomini e Dei.
     Bella Dafne, egli dicea,
     24Bella Dafne, amata Dea,
Dunqu’è ver, ch’ancor tu serbi
     Fra tue brame inique e crude
     In sembianza di virtude
     I tuoi genî più superbi?
     Dunqu’è ver che mai non pensi
     30Di mutar gli antichi sensi?