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Qual più rara amistà si vide in terra:
Felici, alcun dirà, che in questo basso
10Esiglio stretti in dolce nodo e santo
Patria studio e volere ebber conforme.
Ma avrò ben io di che dolermi, lasso!
Che nel rozzo mio stil vedrassi quanto
Da lontano seguii le tue chiar’orme.
GIUSEPPE ERCOLANI.
I1
Sovra i sensi innalzato infermi e bassi
Veggio il gran Dio, che di se stesso elice
L’immortal Figlio, e in unità felice
L’un l’altro amando eternamente stassi:
5E qual dall’Uom naturalmente Uom fassi,
E fuor ch’all’Uomo, Uom generar non lice,
Tal su nel Cielo è Dio di Dio radice,
E produr Dio, fuori che a Dio non dassi.
Ma tu con nuova alta virtù sovrana
10Uom generi, o Maria, chi Dio nascea
In altra guisa, inusitata e strana.
Tu doni esser creato a chi ti crea;
E sei Madre d’un’Uom senz’opra umana,
E sei Madre d’un senz’esser Dea.
II
Il Padre, il Figlio, e l’increato Amore
Le grazie tutte, ed ogni bel desìo
Posero in Lei, che fè sull’angue rio
L’alta vendetta dell’antico errore.
5L’opra è sì bella, che nel suo splendore
Tutto si perde il debol guardo mio;
Nè in Ciel, nè in Terra immaginar poss’io
Cosa più degna d’immortale onore.
- ↑ A Maria Madre di Dio.