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     Il crudel ferro, che la via t’aperse
     Agli alti seggi del celeste regno?
Ma Dio fu certo, che a quell’empio cinse
     10Di pietra il core, e con sì lunghi scempi
     Nelle tue membra ad infierir lo spinse;
Che tua fermezza allor sì chiari esempi
     Diè, che ii cieco tiranno, e il sesso vinse,
     E tanti erse al tuo nome altari e tempi.


IV1


Quel che pur chiami in bruna veste e nera,
     E di lagrime intanto aspergi il ciglio,
     Donna, vago diletto unico figlio,
     Tua gioia un tempo, or doglia acerba e fera,
5Col mio lassù nella più alta sfera
     Or stassi fuor di questo grave esiglio;
     E fora il nostro omai miglior consiglio
     Di lor gloria allegrarsi eterna e vera.
Ma dal retto veder, ahi! ne distorna
     10Il troppo affetto, e dal soverchio duolo
     Vinta ed oppressa in noi la Ragion dorme:
L’immortal luce, ch’ambi or copre e adorna,
     Tolta è a’ nostr’occhi, che presenti han solo
     Lor dolci atti, e le prime amate forme.


V2


Marco, s’egli avverrà, quando sotterra
     Sarà per morte il tuo Fral posto e il mio,
     Che le nostre fatiche al tardo obblio
     Faccian pur come spero in parte guerra:
5Nel veder come una medesima terra
     Ne produsse ambi, e che un simìl desìo
     Ne accese, e sempre le nostr’alme unìo

  1. A Camilla Fenaroli dama e poetessa Bresciana valorosissima, in morte d’un tenero figliuolo.
  2. A Marco Cappello valoroso Poeta Bresciano.