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5Dimmi bella Sirena1, ove a lui piacque,
     Trapassar l’ore sue tranquille e liete,
     Così sian l’ossa tue sempre quiete:
     È ver che in grembo a te morendo giacque?
Qual maggior grazia aver dalla fortuna
     10Potea? qual fin conforme al nascer tanto?
     Qual sepolcro più simile alla cuna?
Ch’essendo nato tra ’l soave canto
     Di bianchi Cigni alfin in veste bruna
     Esser dalle Sirene in morte pianto.


IX2


L’Alpe inaccessa, che con grave affanno
     Due volte il passo al tuo valor aperse;
     Vienna, ed Ungheria, dove sofferse
     Da te il fiero Ottoman vergogna e danno;
5Africa che, or è già l’undecim’anno,
     Vide le genti sue da te disperse;
     E mill’altre tue belle opre diverse,
     Avalo, il tuo sepolcro omai saranno.
Queste più salde che metallo o marmi,
     10Senza temer giammai del tempo oltraggio,
     Terran l’istoria dei tuoi fatti, e i carmi.
O di vere virtù lucido raggio!
     Quando spirto sia mai più ardito in armi,
     O in consiglio di te più accorto e saggio?


X


Quella cetra gentil, che ’n sulla riva
     Cantò di Mincio Dafni e Melibeo,
     Sì, che non so se in Menalo, o ’n Liceo
     In quella o in altra età simìl s’udiva:

  1. Napoli chiamata Sirena dal nome di Partenope Sirena quivi sepolta.
  2. Per la morte di Alfonso d’Avalo marchese del Vasto Generale di Carlo V. Morì in Milano l’anno 1546 essendo governatore di quello Stato.