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Pensa ella forse, che l’onor si spegna,
     10Fatta lei serva, l’alto onor di Dio,
     Onde costretto a conservarla ei vegna?
Pur sa, ch’ei piove sopra il Giusto, e il Rio;
     E che immenso qual era, oggi ancor regna,
     Gerusalem perduta, ov’ei morìo.


VI


Al mio pensier non s’appresenta oggetto,
     Scorra pur’egli l’Universo intero,
     Che veduto ad un lume occulto e vero,
     Manchevole non sembri, ed imperfetto.
5Ond’io dico, rivolto all’intelletto
     Che va d’un tal conoscimento altero:
     Dunque impressa ho l’idea nel mio pensiero,
     L’Idea dell’infinito e del Perfetto.
Che se di quel che miro io non son pago,
     10Altra addur non potrò certa ragione,
     Se non l’aver di maggior cosa immago:
E quindi, o dessa in me l’alto suppone
     Vero esemplare, in cui sol’io m’appago,
     O che il Nulla di lei sarà cagione.


VII


Chi fu, chi fu, che al barbaro Anniballe
     Fece obbliar l’antico giuramento,
     E d’aver l’Alpi tra la neve e il vento
     Spezzato e aperto un non creduto calle?
5E chi lui feo, già Trebbia e la sua valle
     Tinta di sangue, e Roma di spavento,
     Al sommo della via correr più lento,
     E alla vittoria rivoltar le spalle?
Non Fabio ad arte pigro, e non fè dome
     10Tante sue forze quel, che col valore
     Trasse dalla soggetta Africa il nome.
Vil Donna in Puglia n’ebbe pria l’onore
     Con gli occhi belli e colle bionde chiome:
     Tanto ancor puote in sen guerriero Amore!