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IV


Quando di vaghe donne eletta schiera
     Veggio, e non quella, ch’io veder vorrei,
     Pietoso Amor degl’aspri affanni miei,
     Perchè senza il suo ben l’alma non pera,
Il Bel mi mostra, ond’è ciascuna altera,
     E qual pittor da questi volti, e quei
     Tragge il più Bello, e poi ritratto in lei
     Forma al desìo l’immagine sua vera.
Onde il Bel, che Natura in mille sparse,
     Accolto sol nella mia donna io miro,
     Che per miracol nuovo in terra apparse.
Ma non basta a far pago il mio desiro
     Veder l’immago, ed ella altrove starse,
     Se pensoso m’arresto, e poi sospiro.


V1


Signor, che scorgi il nostro mal presente
     Fa, che men gonfio entro l’angusta sponda,
     Sen vada il Ronco, ma fugata l’onda
     Cerchi, per nostro scampo, altro torrente.
Ecco Ravenna a’ piedi tuoi languente.
     Quella, che fu di tanti Eroi feconda:
     Nel periglio vicin, che la circonda,
     Apri del tuo saver l’alta sorgente.
Così per arricchirci e i campi, e il cuore,
     Se farai declinar quest’onde e quelle,
     Sarai tu sol del secol nostro onore.
E se potrai sovra le rie procelle,
     Che mancherà, Signor, al tuo valore?
     L’Impero sol sovra l’ardenti stelle.


VI2


Cinto il crin biondo di novelli fiori

  1. La città di Ravenna all’Eminent. Sig. Card. Cornelio Bentivoglio d’Aragona ivi legato, per la diversione del Ronco.
  2. Scherzo Poetico per toccar i pregi di S. Em. Il Sig. Card. Ulisse Gozzadini dedito alle Muse sin dalla sua fanciullezza.