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IV
Quando di vaghe donne eletta schiera
Veggio, e non quella, ch’io veder vorrei,
Pietoso Amor degl’aspri affanni miei,
Perchè senza il suo ben l’alma non pera,
Il Bel mi mostra, ond’è ciascuna altera,
E qual pittor da questi volti, e quei
Tragge il più Bello, e poi ritratto in lei
Forma al desìo l’immagine sua vera.
Onde il Bel, che Natura in mille sparse,
Accolto sol nella mia donna io miro,
Che per miracol nuovo in terra apparse.
Ma non basta a far pago il mio desiro
Veder l’immago, ed ella altrove starse,
Se pensoso m’arresto, e poi sospiro.
V1
Signor, che scorgi il nostro mal presente
Fa, che men gonfio entro l’angusta sponda,
Sen vada il Ronco, ma fugata l’onda
Cerchi, per nostro scampo, altro torrente.
Ecco Ravenna a’ piedi tuoi languente.
Quella, che fu di tanti Eroi feconda:
Nel periglio vicin, che la circonda,
Apri del tuo saver l’alta sorgente.
Così per arricchirci e i campi, e il cuore,
Se farai declinar quest’onde e quelle,
Sarai tu sol del secol nostro onore.
E se potrai sovra le rie procelle,
Che mancherà, Signor, al tuo valore?
L’Impero sol sovra l’ardenti stelle.
VI2
Cinto il crin biondo di novelli fiori