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VIII1
Per via de’ sensi entra il malvagio oggetto,
E la nervosa region percote;
Quindi unito a vapor sottile eletto
Le fibre del cervello agita e scuote.
5Come in cera suggello impresso e stretto,
Ivi lascia le forme ognor commote
Da spiriti, che egilissimi ricetto
Anvi per mille strade a noi mal note.
L’alma, ahi dura union! l’impeto sente,
10E le agitate immagini le fanno
L’oggetto ad or ad or vivo e presente.
Ivi incauta s’affissa: ed ecco ond’hanno
Vita i pensier gli affetti e ogni altr’ardente
Voglia, per cui sì spesso ho guerra e danno.
IX
Nel cupo sen di quella orribili fossa,
Che fia del corso mio termine e centro,
Con questa spoglia fral di spirto scossa
Per mezzo del pensier talora io entro.
5Già sciorsi e imputridir mie membra ed ossa
Fra vermi io veggio, e già mi scarne e sventro;
Già in polvere mi struggo, oh fiera possa
Del tempo! e nel mio Nulla al fin rientro.
Tetro silenzio, insopportabil lezzo,
10Perpetua notte, eterno obblìo profondo
Stan laggiù meco, e nausea orror disprezzo:
Ma il pensiero, allor ch’io più mi profondo,
A sì funeste idee non bene avvezzo,
Mi lascia, e ai primi inganni io torno al Mondo.
X2
Rabbioso mare infra Cariddi e Scilla
Nell’onde sue voraginose assorba