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Ecco, Italia dicea, l’eroe beato,
     10Che tanto attesi; eccol da Regno e Regno
     Stender l’impero, a cui lo scelse il fato.
Ecco, dicea l’Arcadia, il mio sostegno.
     Tu, che lor figlio, e difensor sei nato,
     Deh non aver suoi puri voti a sdegno.


II


Qualor di nuovo e sovruman splendore
     In me Nice rivolge i lumi ardenti,
     Nè degnando mirar su l’altre genti,
     Tutto prova in me solo il suo valore;
5Ognun de’ sguardi suoi mi passa il cuore
     Per la via, che ben sanno i rai lucenti;
     E giunto a lui, con non so quali accenti
     Si ferma seco a ragionar d’amore.
E solo Amor, che in compagnia di quelli
     10M’entrò nel sen, potrìa ridire altrui
     Di quai gran cose ognun di lor favelli.
Già nol poss’io, perchè in mirar que’ dui
     Fonti della mia fiamma, occhi sì belli,
     In lor fuori di me rapito io fui.


III1


Questa, che tien sopra il tuo cuore il vanto,
     Di ben regger se stesso inclita brama,
     E quel d’imperi no, ma sol di fama
     Chiaro pensier, che nel tuo cuor può tanto;
5E il zel del divin culto acceso, e santo,
     Per cui la fè suo difensor t’acclama;
     E la pietà, ch’a rasciugar ti chiama;
     De’ tuoi vassalli in su le ciglia il pianto
E mille altre virtù, ch’hai teco in trono,
     10Di trar da Lete un bel desìo m’accende,
     Ma le forze al desìo pari non sono.

  1. Coronale in lode dell’Augustissimo Imperator Carlo VI.