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E allor, ch’io giunga in parte a dirne il vero,
     Ben quanti Apollo ad alte imprese elesse
     Per questo sol vincer di fama io spero.


IV1


Forse dirammi alcun: tu, che de’ vanti
     Altrui sovente usi spiegar le lodi,
     E perchè mai di onesto onor de’ Prodi
     Le famose talora opre non canti?
5Nè sa quell’un, che in celebrando i tanti
     Suoi merti invano ognor la lingua io snodi;
     L’ingegno è corto, poca l’arte, i modi
     Mancano tutti al gran soggetto innanti.
Che se gli alti suoi fregi io co’ miei carmi
     10Spiegar potessi, oh come, oh quanto avrei
     A goder di me stessa, ed a vantarmi.
Poichè so ben, che fama allor torrei
     A Chi cantò d’Ilio e di Grecia l’armi,
     E so, che in ciò m’han fede uomini e Dei.


PIETRO ANTONIO BERNARDONI


I2


Al rozzo stato suo volgendo il ciglio
     Quel dì, che assiso in Vatican ti scorse,
     Stette pensosa, e fu l’Arcadia in forse
     Se chiamarti dovea Signore, o figlio.
5Ma nel grave per lei d’errar periglio
     Una voce d’Italia a lei soccorse,
     Onde sicura in un balen risorse
     Da quel, dove giacea dubbio consiglio.

  1. A sua Eccel. il Sig. Marchese Beretta Landi.
  2. Coronale alla Santità di N. S. Papa Clemente XI.